La pizza di Egizio

TRADIZIONE / EGI

“Senza Olio né sale, si può andare ben oltre le solite 5 pizze…”

Chissà se il nome di suo figlio, Egizio, sarà stato ispirato da ciò che apprese dalle Sue ricerche storiche sulla pizza visto che, andando indietro qualche migliaio di anni, i primissimi panificatori del nostro pianeta furono proprio gli egizi

Insomma, il buon Egi, si trovò ad aiutare suo padre fin dall’età di 13 anni e fu proprio così che, appresa la tecnica, la perfezionò: fu proprio lui, il primo, quantomeno a Genova, a passare la mozzarella nel tritacarne, anziché “cubettarla”, al fine di renderla più omogenea durante la cottura, ad inserire l’uso dell’affettatrice come attrezzo fondamentale in una pizzeria (ebbene sì, all’epoca, nessuno utilizzava salumi crudi come condimento per la pizza) arrivando, nel corso degli anni a proporre pizze con ricette che, per l’epoca erano vera e propria fantascienza: se si pensa che a fine anni ‘70 mentre le pizzerie, che a Genova iniziavano a moltiplicarsi, preparavano le classiche Margherita, Marinara e Napoletana, Egi fece la prima pizza “Genovese” con il pesto (lavorato ad hoc per superare la cottura senza rovinarsi in termini di gusto e digeribilità), la prima pizza con i cuori di carciofo fresco di Albenga, fino ad arrivare alla “Malga”, pizze che, ancora oggi, a quasi mezzo secolo di distanza, rappresentano la prima scelta per moltissimi affezionati clienti.

La pizza di Egizio

L’importante per lui, come sostiene ancora oggi, era la totale assenza di olio e sale prima della cottura per due ragioni ben precise: la prima è la giustissima convinzione che le materie prime, se davvero selezionate, non hanno bisogno di condimenti ulteriori e, la seconda, non certo per importanza, risulta sempre essere la digeribilità: a 400 gradi, un buon mosto di taggiasca si brucia coprendo ogni gusto e diventando condanna ad una digestione infinita. L’olio, ingrediente prezioso, lo usiamo sempre e soltanto a crudo facendone risaltare le qualità, evitando di guastarne gusto e proprietà nutrizionali ed organolettiche.

Egi, insomma, apprese l’arte di casa e la fece sua perché la Sua pizza fosse davvero qualcosa di diverso, di unico.

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